giovedì 22 luglio 2021

Paola Egonu: portabandiera olimpica perché nera e lesbica, altro che curriculum

22 novembre 2018, la Gazzetta pubblica il bacio 'lesbo' dell'Egonu.
Ma forse era 'solamente' ammmore...
Paola Egonu
sarà portabandiera olimpica. E fin qui, nulla di male. Anzi, che sia un'italiana a portare in alto la bandiera dei Cinque Cerchi che sfilerà ai Giochi di Tokyo, dovrebbe fare perfino piacere.
Poi, però, comincia a farsi largo un dubbio. Se, oltre che essere nata a Cittadella, ridente località veneta, l'Egonu non fosse stata di pelle nera e non avesse fatto un noto 'outing' dichiarandosi 'innamorata di una donna' (ma non 'lesbica', mi raccomando...), le avrebbero ugualmente consegnato in mano la bandiera olimpica? O non sarà forse che, in questi tempi di inginocchiamenti vari, fra Black Lives Matter e leggi imposte per rendere gli omosessuali più uguali, protetti e tutelati rispetto alla cosiddetta 'gente normale', si sia andati apposta a scegliere un'atleta 'fatta così e così'? Perché, in questo senso, la Egonu è completa: nera, lesbica, ci manca che sia ebrea, comunista e affetta da qualche deficit cognitivo, tipo mutismo o sordità, e poi sarebbe perfetta per vincere, nell'ordine, Oscar, Nobel, Olimpiadi (appunto) e premi vari ed eventuali.
Ai 'parrucconi' che tirano le fila del nuovo mondo globalizzato piace così.
Forse non aveva tutti i torti Carlotta Ferlito, quando affermò, con una punta di fanciullesca e naturale ironia, dopo una sconfitta patita nel 2013 sulla pedana della ginnastica da parte della statunitense di colore Simon Biles: "La prossima volta ci dipingeremo la pelle di nero per vincere".
Ah, a proposito. Visto che da queste parti le notizie si controllano, l'Egonu ha ribadito di non essere lesbica, aggiungendo che si era solo innamorata di una collega. Ovvero? La prossima volta la troveremo innamorata di un cavallo o di un cane? Valle un po' a capire, queste atlete 'arcobaleno'...