sabato 31 luglio 2021

Dalla Danimarca un forte segnale contro l'invasione islamica

Un manifesto del Dansk Folkeparti
E' un segnale importante quello dato dal governo della Danimarca, uno dei Paesi 'storici' legati a quella socialdemocrazia 'buonista', causa prima dell'affossamento del sentimento di identità europea.
Ora i danesi cominciano a dire un forte 'basta' all'ingresso di migliaia di stranieri e stanno procedendo al rimpatrio di centinaia di siriani, dopo aver dichiarato la città.
Ovvie e inevitabili le rimostranze di chi sull'ingresso degli stranieri campa e prolifica, come nel caso di quegli avvocati 'azzeccagarbugli' che si stanno per apprestare a portare il governo della nazione scandinava davanti alla Corte Europea per i Diritti Umani.
Le autorità danesi hanno cominciato già la scorsa estate a respingere le richieste di rinnovo dello status di rifugiato, giustificando la decisione con il drastico miglioramento della situazione in molte parti della Siria sarebbe "drasticamente migliorata". Un'identità cultura ed etnica, quella danese, completamente stravolta nel giro di pochi anni visto che, su un totale di quasi sei milioni di abitanti, ben 500mila sono nati all'estero.
Inevitabilmente si è sviluppata una corrente di forte consapevolezza nazionale, che ha trovato libera espressione nel Partito del Popolo (Dansk Folkeparti, DF), considerato di estrema Destra, ma che in realtà ha una connotazione fortemente di Sinistra, essendo nettamente a favore di un robusto stato sociale e di politiche redistributive del reddito per limitare diseguaglianze socioeconomiche. Importante, alla sua base, anche la forte politica anti immigrazionista, in particolare nei confronti delle popolazioni musulmane, considerate incompatibili con la liberare e avanzata società danese.
Leggi anche: Ungheria a fianco della Lituania nella lotta contro i clandestini