martedì 26 maggio 2009

Dark Lady, la sensualità del peccato originale...

Il fascino di una Dark Lady, nascosta, oscura, lentamente avviluppata in uno scialle nero di velluto, gestisce il tempo che ticchetta e si stende sulle rive di un tramonto lungo un fiume diretto verso le tenebre… Non esistono domande per il suo fascino, non esistono risposte su cosa lo crei, noi conosciamo solo l’entità, la sogniamo di fronte a noi, accanto a noi.
La Dark Lady scende dalla
lunga e sinuosa scala funerea e gioiosa, uno sguardo intenso perso nel vuoto, perché la Dark Lady non può considerarti, ma solo altezzosamente essere amata e venerata, accompagnata fino al bordo dell’universo, e qui con un piccolo passo saltare nell’infinito che la renderà eterna e indimenticabile.

L‘intensità di un labbro dischiuso, di un indice appena in movimento, di una mano fatta roteare, di una caviglia che si muove impercettibilmente, del rumore di un tacco o d
i uno stivale che infrange il silenzio di una notte ancora lontana, tanto lontana da quell’alba e quel sole che uccidono l’immaginazione e i sogni. Restiamo nel buio quindi, continuiamo a sognare e a colorare l’aria che ci circonda, costruiamo fantasie da abbracciare nel nulla, ospitiamo follie macabre che il giorno non capisce né accetta. Nella notte tutto può accadere, anche se non succede mai. La Dark Lady, lei è lì: ora ti guarda e ti osserva, sopravvivrà a te, per sempre.

Un caposaldo della musica che 'solo dopo' sarà conosciuta come 'dark': Siouxsie & The Banshees (con Robert Smith dei Cure alla chitarra) si esibiscono nel 1983 all'Hammersmith Odeon di Londra in uno dei loro pezzi più intriganti: "Israel"...