Astrid Kirchherr |
Fu lei la prima ad accoglierli ad Amburgo, sua città natale (e dove si è spenta) nel loro primo momento creativo, all'inizio degli anni '60, ma soprattutto fu lei, abilissima e talentuosa fotografa, a inventarne lo stile, dai primi abiti neri che così bene si adattavano al nomignolo storpiato degli 'scarafaggi', fino ai ciuffi e ai caschetti sbarazzini in uno stile 'dark' quasi anticipatore di quelli che, vent'anni dopo, sarebbero i segni identificatori della new-wave.
Le foto scattate allora da Astrid, che si era nel frattempo legata sentimentalmente a Stuart Sutcliffe, il 'quinto Beatle' morto prematuramente nel 1962 a causa di un aneurisma cerebrale, sono ancora il marchio portante del leggendario gruppo di Liverpool.
Nel racconto che ne fa l'agenzia AGI, 'in un certo senso tutti amavano Astrid: misteriosa e affascinante, bionda con i capelli corti, praticamente identica a Jean Seberg di "Fino all'ultimo respiro", il primo capolavoro di Godard'.
Giovane bohemienne dedita all'esistenzialismo, nella sua biografia online di Wikipedia viene citata questa sua frase: "La nostra filosofia, dato che siamo stati solo degli adolescenti, fu di vestirci di nero e incamminarci osservando il mondo attorno con malumore e malinconia. Naturalmente avemmo un riferimento ben preciso, che fu Sartre. Ci ispirammo agli artisti e agli scrittori francesi, perché erano vicini a noi occidentali, mentre l'Inghilterra era talmente lontana e gli Stati Uniti erano fuori dalla questione. Così provammo a pensare e a vivere come gli esistenzialisti francesi. Noi perseguivamo la libertà, volevamo essere diversi e provammo a essere distaccati, scettici".
Astrid con Sutcliffe, sotto con Sutcliffe e l'ex Voormann, e alcune sue foto dei primi Beatles |