domenica 3 maggio 2020

Fase 2, Milano violentata dalle piste ciclabili

L'apertura de "Il Sole 24 Ore" del 30 aprile
Mancano poche ore alla cosiddetta Fase 2, e le città italiane si preparano a quello che sarà un probabile 'assalto alla diligenza' da parte degli oltre quattro milioni di italiani che torneranno al lavoro, che dovranno affannarsi, rigorosamente distanziati, su autobus, tram e metropolitane nella vana speranza di non giungere in ritardo al proprio primo giorno di lavoro.
Il sindaco Giuseppe Sala è una persona intelligente, ma prigioniera di quella demagogia che ha spinto a votarlo chi l'ha scelto come 'primo cittadino' di Milano. Quell'universo fatto di Sinistra finto progressista, cattocomunisti residenti nel centro cittadino, radical chic vari, universitari mantenuti, qualche genuina anima semplice, il tutto mischiato a rabbrividenti rappresentanti dei Centri Sociali, che dal sindaco 'pinko' (espressione usata in maniera dileggiante nei confronti del radicalismo chic dal commentatore televisivo canadese Don Cherry) hanno evidentemente pensato (senza venire smentiti) di poter ottenere spazio e protezione.
E così, a fronte di una situazione drammatica, che dovrebbe vedere nell'uso dell'automobile il sistema più sicuro per evitare contatti e contagi con il virus, ecco che Sala, e il suo fido assessore Marco Granelli, hanno deciso di proseguire nella loro scellerata politica delle due ruote, costruendo piste ciclabili a ripetizione, con un ritmo tanto folle quanto folle sia l'idea che una bicicletta possa sostituire in città un mezzo a motore, degna soltanto di chi abbia nella Cina il proprio punto di riferimento.
Oltre 20 chilometri di piste ciclabili costruite sotto il nostro naso, approfittando della quarantena cui siamo stati condannati, stravolgeranno e violenteranno la mobilità milanese. Tanto più vista la più che ridotta disponibilità di trasporto dei mezzi pubblici.
Si prevedono così lunghe file in attesa, strade congestionate, litigi e risse per salire per primi sul mezzo pubblico in arrivo, una guerra fra poveri di cui il sindaco e i suoi accoliti non hanno evidentemente tenuto conto, collusi con quella ristretta enclave di fortunati colpevoli di averlo votato, con attico in Centro e colf in arrivo dalla periferia, cui forse avranno il buon cuore di concedere un quarto d'ora di ritardo. Per questa volta.

Un altro articolo sul tema da "Il Sole 24 Ore" del 30 aprile

Un articolo de "Il Giornale" del 3 maggio

Ancora un articolo del 3 maggio, sempre da "Il Giornale"