Roberto Mazzoni durante l'intervista |
Quindi Mazzoni, collegato dagli Stati Uniti, si addentra nell'ambito di quello che potrebbe riservare l'immediato futuro del conflitto ucraino, visto dall'America. "Dal Pentagono emerge il fatto che l'Ucraina è in svantaggio. Finalmente ammettono che è finita, mentre per un anno si è parlato di marcia trionfale. Sicuramente bisogna riconoscere che (gli ucraini, ndr) hanno combattuto con enorme coraggio ed efficienza, guadagnando anche territori importanti, come durante l'avanzata di Kharkiv. La NATO però comincia a rendersi conto che non può competere perché non ha la capacità produttiva".
Ancora Mazzoni spiega il perché: "I russi hanno mantenuto la produzione di munizioni costante e con fabbriche a riposo, ma pronte a essere riattivate all'occorrenza. Invece negli Stati Uniti si lavora solo a profitto e la produzione di proiettili non è profittevole e, in una guerra come quella ucraina, dove l'importanza fondamentale è quella dell'artiglieria dove i russi hanno un vantaggio di sette a uno anche come vittime (un russo ucciso per sette ucraini), nonostante la propaganda occidentale, non hanno alcuna carenza di munizioni proprio perché hanno una struttura industriale predisposta a questo fine. Sul fronte americano ci viene detto che per poter ripristinare quanto usato dagli ucraini finora ci vorranno due anni e mezzo. Ormai quello che gli ucraini hanno 'hanno'. Una volta consumata la scarica di riserve nella prossima controffensiva è finita, non avranno più munizioni. Già adesso scarseggiano alcuni componenti fondamentali sui fronti principali. I combattimenti resistono solo in alcune zone dove sono concentrate le truppe ucraine. I russi negli ultimi mesi attraverso una serie di bombardamenti e missili teleguidati hanno distrutto le batterie antiaeree ucraine, e oggi i russi sono in grado di fare entrare in azione i bombardieri pesanti che stanno facendo la differenza".
Mazzoni conclude: "Siamo alla fine della corsa e gli ucraini hanno forse quattro, cinque mesi di potenziale di sopravvivenza, e lo stesso Zelensky dice che forse è il caso di scendere a patti perché si rende conto che se, questa controffensiva venisse respinta dai russi, l'Ucraina si troverebbe in condizioni molto peggiori di quelle di oggi. Dovrebbe così arrendersi, salvo dovessero entrare in campo polacchi, rumeni o gli stessi americani".