Marcello Pera |
Pare davvero incomprensibile come Matteo Salvini e Giorgia Meloni,che certo stupidi non sono, possano parlare di 'candidato condiviso' da tutte le parti per poi proporre quello che una volta, con un sortilegio comunicativo degno del migliore 'peronismo' si autodefinì "il presidente operaio", con tanto di elmetto da minatore in testa. L'unica risposta che sono riuscito a darmi è quella che i due si siano voluti togliere, a questo modo, l'ingombro di un alleato scomodo con una improbabile regalia che, una volta sgonfiatasi, ne segni pure la fine come 'animale politico'.
Se il Berlusconi di un tempo era comunque un imprenditore e un politico (a modo suo) moderno, innovatore e perfino ammirabile, sorvolando ovviamente sul suo egocentisimo iperafrodisiaco (ma a quale statista non si possono perdonare serate ludico-orgiastiche, espressione più vera e reale di quel potere che ai comuni mortali è negato?), al Cavaliere di oggi, 'pupazzo' connivente di una 'corte dei miracoli' che si regge e palleggia attorno al suo denaro, non può venire perdonato nemmeno il solo desiderio di arrivare allo scranno più alto della politica italica.
Non che Romano Prodi o Giuliano Amato, dall'altra parte della barricata, siano meno ripugnanti, o il lanciare a capocchia un nome femminile solo perché una differenza cromosomica debba per forza regalare una miglioria nella gestione, sia pur nominale, del Paese. Qualcuno ha pure risvegliato dalla bara Massimo D'Alema, ennesima coltellata alla credibilità di un corpo politico ormai canceroso oltre ogni limite.
Una delle poche risposte 'serie', se la Destra volesse davvero impegnarsi, e che persino la Sinistra potrebbe condividere, potrebbe essere quella legata al nome di Marcello Pera.
Filosofo, politico e accademico, nella sua storia vanta pure lui un cambio di campo (come praticamente tutti i politici) ma nemmeno troppo clamoroso, visto che, da membro del PSI e critico di Berlusconi, si trasferì armi e bagagli in Forza Italia. Presidente del Senato per un quinquennio (2001-2006) ha un curriculum di tutto rispetto, condivisibile da tutto l'arco parlamentare e degno di ammirazione per chi ne conosca le vicende personali e politiche.
La scelta di Berlusconi sarebbe un errore clamoroso, una caduta di stile peggiore delle tante viste sinora. Molto meglio Pera che, prima di cambiare schieramento, nel 1994, cito Wikipedia, di Sua Emittenza ebbe a dire: "Berlusconi è a metà strada tra un cabarettista azzimato e un venditore televisivo di stoviglie, una roba che avrebbe ispirato e angosciato il povero Fellini".