Il profilo Twitter di Annalisa Cuzzocrea |
Non mi piace criticare i colleghi, errori ne abbiamo fatti tutti, io per primo. E, aggiungo, ciò che si scrive sui 'social' dovrebbe essere 'ban free' e libero da qualsiasi ritorsione da parte di chi gestisca il mondo del web. E' anche vero però che, una volta scritta e lanciata un'opinione, la reazione debba essere attesa.
La vicenda legata ad Annalisa Cuzzocrea, giornalista de La Repubblica, una delle testate capofila del 'politicamente ipocrita', assume dei toni inattesi proprio da parte di quella casta di 'giornalisti illuminati', pronti a sbandierare la bandiera degli 'haters'. Loro, le povere vittime, che non certo odio hanno provocato, ma legittima indignazione sì, grazie ad articoli che troppo spesso fanno intravedere, o vedere benissimo, l'obiettivo finale delle loro cosiddette cronache.
Riassunto delle puntate precedenti. La 'Kuzzo' (questo il suo nome di battaglia su Twitter, si sa, ai 'kompagni' una kappa buttata lì in mezzo dà sempre un certo tono barricadero e descamisado) se ne esce con il seguente 'tweet' su Giorgia Meloni: "Giorgia Meloni, interamente vestita di nero, lascia platealmente l’aula non appena la ministra Lamorgese conclude il suo intervento #opencamera".
Un 'interamente vestita di nero' buttato lì, come una pera sugli spaghetti alla carbonara, assolutamente inutile ai fini della cronaca politica (che poi da più parti pare manco fosse nero, ma blù scuro, ma tant'è, per amor di falsità si fa questo e altro), semmai a voler aggiungere in maniera subdola una 'veste' precotta e sfornata al lettore di turno, le 'simple minds' degli italiani avidi compratori del foglio fondato da Eugenio Scalfari, fazzoletto rosso al collo e "Bella Ciao" ascoltata in loop lungo tutto l'arco della giornata.
Seconda puntata: la Meloni, anche giustamente, un po' si inkazza (anche qui con la 'K') e, visto che la 'querelle' era nata su Twitter, su Twitter la fa proseguire, pubblicando lo 'screenshot' dell'uscita della Cuzzocrea (questo lo riporto come letto 'online', ho cercato il 'tweet' senza recuperarlo).
Inevitabile, sul profilo della 'pericolosen Ciorcen neufascisten', si scateni la protesta dei 'fan' di Giorgia. Che, ovviamente, esattamente come i 'compagni' fanno con la Meloni (tipo metterne la foto dell'autobiografia al contrario con la testolina in giù, innocuo e inoffensivo riferimento, ma se fatto da quei lidi nessuno fiata) non si prodigano in complimenti verso la Cuzzocrea, eccedendo, come ormai capita SEMPRE sul web, anche nelle offese e pure in minacce nemmeno troppo velate, che vengono scelte accuratamente (fra le migliaia di commenti pervenuti) per essere esposte, ancora una volta su Twitter.
Apriti cielo! La 'povera vittima' diventa un novello Saviano, paladina dell'antifascismo da cioccolatino ripieno che riempie le redazioni dei giornali di regime, ovviamente 'sdraiate' e genuflesse verso la propria nuova eroina.
Per Il Riformista "I fan di Meloni scatenano una ‘shitstorm’ contro Annalisa Cuzzocrea", mentre Huffington Post titola "La giornalista Cuzzocrea finisce nella shitstorm dei fan della Meloni"; secondo NextQuotidiano "Annalisa Cuzzocrea vittima degli hater di Giorgia Meloni".
Nel totale delirio la Direzione e il Comitato di Redazione de La Repubblica emettono addirittura un doppio comunicato (o comunicato congiunto) su quella che definiscono "aggressione social ad Annalisa Cuzzocrea". Lascio il link per farsi quattro risate o, più tristemente, per comprendere fino a che punto il 'pensiero unico' orwelliano del mondo 'post covid' pretenda di fare presa sull'italiano medio, con frasi assurde del tipo "intimidazione" e "campagna di stampo fascista e squadrista".
A corredo conclusivo della vicenda, dopo aver compreso di aver calpestato la classica 'cacca', la risposta che la Cuzzocrea aveva pubblicato, sempre sul consueto Twitter, tentando una sorta di dietrofront: "Ragazzi, calma. Ho raccontato una cosa vista come faccio in ogni pezzo e anche qui. Descrivendo cravatte, vestiti, particolari. Non c’era niente sotto. Chi mi sta riempiendo di insulti su ogni muro è in malafede". Lei faceva 'cronaca', capito? Parlando dell'abito stile Darth Vader della Meloni lei si stava limitando a fare una normale, semplice, innocua descrizione, senza alcun secondo fine. Ed è chi, come il sottoscritto, ci ha visto un 'filino' di malafede, a essere lui, sì, invece, in chiara malafede, entrando di diritto nell'ormai aula magna degli odiatori di professione, dei fascisti rancorosi, dei prezzolati della violenza online. Pronto per essere nuovamente bannato dai social, di modo che, finalmente, nell'immensità del web, possa circolare solamente la meravigliosa 'produzione letteraria' di tutte le piccole e grandi giornaliste de "La Repubblica".