Luciana Lamorgese (foto sito TgCom24) |
Ha dell'incredibile la frase proferita dall'attuale, ahinoi, ministro dell'Interno italiano, quello per intenderci, che combatte gli sbarchi accogliendo a braccia aperte i clandestini e perorando la causa dello 'ius soli'.
L'ineffabile 'braccio armato' dell'ordine 'secondo loro' ha avuto la capacità di dire che, in realtà, gli incendi che stano distruggendo gran parte della vegetazione italiana, e non solo, non hanno necessariamente una 'regia comune'. Non avrebbero, insomma, un'origine dolosa. Nascerebbero da soli, per autocombustione, o peggio, per quella disgraziata teoria che piace tanto ai fautori di un mondo 'green', quella del 'riscaldamento globale'.
Le parole della Lamorgese sono state esattamente queste, riportate da TgCom24: "Non ci sono evidenze di una regia occulta che lega i roghi che sono scoppiati in varie Regioni. Certamente occorre una cultura volta a preservare l'ambiente e il territorio". Una cultura del territorio? Capito? La domanda che, da giornalista, avrei posto all'encomiabile ministro sarebbe però stata questa: "Mi perdoni, egregio ministro Lamorgese: ma che cosa cazzo vuol dire una cultura del territorio?". Già. Cosa significa al lato pratico? In pratica un bel nulla. La solita aria fritta di quel movimento pseudosinistroide carico di rimasugli millenaristi pentastellati che mischia inettitudine e demagogia 'thumberghiana', mentre l'unica risposta, come nel caso dei clandestini, dovrebbe essere quella di una dura repressione poliziesca. Che, purtroppo, il nostro Stato non conosce ormai più da anni, scivolato sempre più nel baratro di un vittimismo parassitario che ben si addice alla Lamorgese e ai suoi accoliti.