sabato 14 giugno 2025

Passando davanti a Hellisbook, Paolo Maggioni e il 'firmacopie' del suo ultimo libro

Paolo Maggioni mostra la sua opera al... sottoscritto
Quattro chiacchiere in via Losanna, Milano, passando davanti alla libreria Hellisbook, e quell'insopprimibile desiderio di entrare, magari anche solo per chiedere la classica informazione.
Ed è così che mi capita, un po' per fortuna e forse per sfiga, di imbattermi in Paolo Maggioni, decorato collega di RaiNews24 che, come me, ha mosso i propri primi passi a Radio Popolare.
La fortuna ha voluto che lo incontrassi in modo da apprezzarne la simpatia e scoprire la sua ultima fatica 'libraria', ovvero "Una domenica senza fine", un interessante 'noir' basato su di una storia vera che lui stesso mi ha raccontato, ovviamente senza svelarmi il colpevole e la fine (vi ho già detto che 'ha shtato il maggiordomo'?).
La sfiga ha voluto che, incontrandolo (era presente per il classico 'firmacopie', una delle tante belle iniziative di Hellisbook), apprezzandone l'eloquio e cominciando a sfogliare altri splendidi libri sapientemente esposti nei pressi, oltre al suo, abbia comperato ben tre tomi, assolutamente non previsti nell'economia del mio sabato a spesa contratta.
Et voilà, ecco così che un bel 'cinquantone' (che, comunque, considerata la qualità dei quattro libri acquistati, non è assolutamente molto, ma ditelo al mio conto 'scorrente') è svolazzato dal mio portafoglio, atterrando direttamente sullo scaffale della mia libreria che, giusto per la precisione, ha già una ventina di libri in attesa di essere non solo letti, ma almeno sfogliati dal sottoscritto, un po' come l'eterna sala d'aspetto del gotico "Beetlejuice".
Tant'è, ho incontrato un autore interessante, ho comperato il suo libro con tanto di dedica autografata, e ho scoperto quanto una libreria possa essere un pozzo di inconsapevoli curiosità personali che verranno, comunque e altrettanto inconsapevolmente, soddisfatte.
Anche se ero entrato soltanto per chiedere un'informazione.

Il 'firmacopie' di Paolo Maggioni presentato all'interno della libreria Hellisbook

domenica 8 giugno 2025

Piano Kalergi, la teoria che già nel 1922 prevedeva l'invasione

(foto di BP Miller per Unsplash)
La presenza di immigrati in Europa è drammaticamente salita negli ultimi anni modificando in maniera irreparabile lo stesso volto delle città europee. Dove, una volta, esistevano i 'tipi' somatici legati a ogni nazione (tedeschi, francesi, svedesi, spagnoli, tutti abbastanza riconoscibili l'uno dall'altro), oggi, nel giro di pochi decenni, si è assistito impotenti a un meticciamento senza quartiere che, dopo avere interessato inizialmente le periferie delle città, si è successivamente esteso, come un cancro, anche ai loro centri.
Tutto questo ha un nome e un cognome, oltre a quello, molto semplice, di invasione: si chiama Piano Kalergi.
Ovviamente, quando se ne parla, e dovunque se ne trovi traccia nel web, riceve l'appellativo di credenza e complotto, associandolo ad ambienti dell'estrema Destra, se non addirittura a quelli del nazismo e del negazionismo. Insomma, il solo pensarlo reale rappresenta un reato. Forse, però, non è così.
Cosa dice, esattamente, il piano Kalergi? Senza girare troppo sul web, si parta dalla definizione fornita da Wikipedia, da sempre una 'enciclopedia' costruita da ambienti 'liberal' e di Sinistra: "La teoria del complotto del piano Kalergi è la credenza circa l'esistenza di un progetto (cosiddetto piano Kalergi) d'incentivazione dell'immigrazione africana e asiatica verso l'Europa al fine di rimpiazzarne le popolazioni. Prende il nome dal filosofo austriaco Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi (1894-1972), paneuropeista storico, cui viene attribuita la paternità di tale piano...
La teoria del complotto fu elaborata dal negazionista austriaco Gerd Honsik nel suo libro "Addio Europa", attraverso un'opera di selezione, rielaborazione e decontestualizzazione delle idee di Kalergi... Questi, fondatore nel 1922 dell'Unione Paneuropea, aveva espresso fin dalla fine della prima guerra mondiale, a ferite del conflitto ancora aperte, e a seguire nella sua opera "Pan-Europa", un grande progetto per l'Europa unita, la necessità di un'integrazione continentale al fine di favorire la pacifica convivenza dei popoli. In effetti, nel suo "Praktischer Idealismus" (1925), Kalergi distingueva tra «uomo rustico», figlio dell'endogamia, forte di volontà ma debole di spirito, e «uomo urbano», frutto della mescolanza razziale (Blutmischung), povero di carattere ma ricco di spirito, preferendo quest'ultimo in quanto più propenso al mantenimento della pace e, quindi, auspicandone una sua diffusione su scala mondiale e non strettamente europea.
Tali concetti furono alla base della reinterpretazione di Honsik, il quale li rilesse in chiave di annullamento delle identità nazionali e locali, d'imposizione del meticciato etnico e di «genocidio» dei popoli europei per sostituirli con quelli asiatico-africani al fine di ottenere un'etnia indistinta di docili consumatori piegati al mercato e al desiderio di dominio mondiale da parte di non meglio precisate élite economiche".
Questa la 'pericolosa teoria del complotto', che la stessa Wikipedia smonta però in maniera aprioristica e mai nel dettaglio, senza quindi spiegare il perché sia da considerarsi 'credenza'. L'unica obiezione arriva nel finale: "Una qualsiasi cosiddetta sostituzione etnica... richiederebbe nel caso italiano – persino considerando il combinato disposto del massimo flusso migratorio riscontrato durante la crisi europea dei rifugiati del 2015 e il calo demografico nel Paese – almeno tre secoli per compiersi". Il che, in realtà, non è assolutamente un lungo lasso temporale, visto che si parla della sostituzione di 60 milioni di persone. Obiezione all'obiezione.
Passiamo alla realtà che, invece, pare dare ragione a Honsik e alle sue accuse al Piano Kalergi: l'Intelligenza Artificiale, interrogata sul numero degli stranieri presenti in Europa, dà una risposta drammatica: "La percentuale di immigrati sulla popolazione europea è aumentata dal 6,5% al 10,3% tra il 1968 e il 2021". Sempre secondo Wikipedia "nel 2015, gli stati dell'UE hanno ricevuto 1255640 richieste d'asilo, oltre il doppio dell'anno precedente".
L'approccio 'colpevolista' verso gli stranieri è davvero giustificato? Ci risponde l'Intelligenza Artificiale e, anche in questo caso, la risposta non concede scampo. Al 31 agosto 2024, questi erano i numeri:
Totale detenuti stranieri: 19.507
Percentuale rispetto al totale detenuti: 31,3%
Aumento rispetto all'anno precedente: 5,9%

Ma da dove arrivano questi stranieri? Purtroppo non certo da nazioni civili o con un retroterra culturale simile al nostro. Con loro non si potrà discutere di medievistica o massimi sistemi, non potrete esprimere il vostro amore per la poesia e per la musica, dai canti gregoriani a Bela Bartok fino alla musica punk-rock.
Sempre l'intelligenza artificiale ci racconta che: i paesi di provenienza più comuni dei richiedenti asilo in Europa sono Siria, Afghanistan e Venezuela, che rappresentano il 32%, il 17% e l'8% rispettivamente dei beneficiari di protezione nell'UE. Altri Paesi di origine con un numero significativo di richiedenti asilo sono Turchia, Colombia e Ucraina.
Ecco una tabella che riassume i principali paesi di origine dei richiedenti asilo in Europa e le loro percentuali:
Siria 32%
Afghanistan 17%
Venezuela 8%
Turchia 8.6%
Colombia 5.9%
In conclusione, più ci si addentra nel problema costituito dai migranti (o clandestini, come sarebbe più corretto chiamarli) più si riconoscono tutti i tratti già delineati da Honsik. Non volete chiamarlo Piano Kalergi? Chiamatelo allora invasione, il risultato non cambia.

sabato 7 giugno 2025

Referendum, non regalare agli stranieri violenti una comoda cittadinanza italiana

Cittadinanza facile: lo squallore che ci aspetta
Un'Europa sempre meno europea e sempre più preda della sostituzione etnica costruita con popolazioni provenienti da retaggi quanto meno discutibili, realtà arretrate e culture legate al mesozoico. E' già successo in Gran Bretagna e Francia, sta succedendo in Germania, succederà in Italia.
La Sinistra, sempre più 'strumento' dei poteri che hanno interesse nel distruggere l'intelligenza della forza lavoro qualificata 'bianca', cerca nuova linfa e nuovi voti attraverso il 'regalo' della cittadinanza a una vera e propria 'mandria' di immigrati senza né arte né parte, il cui tasso di criminalità è altissimo e che, negli ultimi ha contribuito in maniera importante alla propria ghettizzazione, dapprima nelle periferie delle città e poi, come un cancro, estendendosi sempre più ridosso a quel Centro che, finora, era sempre più riuscito a mantenersi 'pulito' della loro presenza.
Non andare a votare ai referendum (in particolare a quello sulla cittadinanza) significa dire un chiaro 'NO' alle violenze e ai soprusi continui perpetrati da quella che, da minoranza, sta sempre più maggioranza anche grazie all'inettitudine degli europei prima e degli italiani poi, che consentono a questa gente di mantenere intatti i propri usi e costumi inadatti a sopravvivere in una società civile.

lunedì 2 giugno 2025

Polonia: Nawrocki vince le elezioni presidenziali, continuità sovranista nel Paese

L'articolo di presentazione del Corriere della Sera
Le elezioni presidenziali polacche hanno confermato la direzione sovranista intrapresa negli ultimi anni, con la vittoria di Karol Nawrocki, candidato del PiS.
In un ballottaggio molto combattuto, Nawrocki ha ottenuto il 50,89% delle preferenze, superando di misura Rafal Trzaskowski, sindaco di Varsavia e sostenuto dal governo liberale di Donald Tusk, fermo al 49,11%.
Nawrocki prende così il testimone da Andrzej Duda, pure lui esponente del PiS e pure lui vincitore, nel 2020, delle elezioni con il minimo scarto.
Secondo i dati della Commissione Elettorale Nazionale, Nawrocki ha raccolto 10.606.628 voti, contro i 10.237.177 di Trzaskowski. L'affluenza alle urne è stata del 71,63%, segno di un forte interesse della popolazione per questa tornata elettorale.
La vittoria di Nawrocki non rappresenta un cambiamento radicale rispetto al passato, ma piuttosto una continuità con la linea sovranista seguita dal presidente uscente Duda. Tuttavia, Nawrocki potrebbe rafforzare ulteriormente questa tendenza, dato il suo dichiarato apprezzamento per Donald Trump e le sue posizioni nazionaliste. Ora resta da vedere quale sarà l’impatto del nuovo presidente sulla politica interna e sui rapporti con l’Unione Europea e il governo filoeuropeista di Tusk.

domenica 1 giugno 2025

Inter travolta dal PSG, breve storia (triste) dello stupidario nerazzurro

Da "Mai stati in B" a "Siamo ingiocabili", sono tante le frasi, trasformate in assiomi, che riempiono la bocca del tifoso dell'Inter medio, quello da poltrona, il classico 'bauscia' che alligna nella Milano nerazzurra, quella del Naviglio più inquinato, in cui per anni si è sofferto di un eterno complesso di inferiorità nei confronti del Milan più vincente della storia, alimentato da quel tuttora senso di inspiegabile superiorità che persiste nei bizzarri cervelli di chi tifa per il Biscione, probabilmente dovuta all'estrazione borghese della base del pubblico dell'Inter.
Andiamo però con ordine, e pensiamo alle frasi classiche che potranno condire il crollo dell'Inter nella finale di Champions League, travolta per 5-0 dal Paris Saint Germain...
A cominciare, ovviamente, dal "non sono loro ad averla vinta, siamo noi che l'abbiamo regalata" che riassume in sé l'essenza dello 'stupidario' nerazzurro. E poi "entriamo nella storia" (sì, ma dalla parte sbagliata), "siamo ingiocabili" (in effetti, non hanno mai giocato), "l'anno del triplete" (giustissimo, sconfitti in campionato, Coppa Italia e Champions League, che poi sarebbe pure 'poker', visto il ko pure in Supercoppa nel derby) e, per finire,, il consueto "a testa alta" sibilato da Simone Inzaghi.
L'interista medio, ovviamente, non si dà pace. E allora salgono in cattedra i rivali, milanisti e juventini, ma anche napoletani e romanisti, l'altra Italia del calcio, quella che non accetta che una squadra di calcio possa inserire nel proprio palmarés uno scudetto di cartone, se ne vada in giro a petto in fuori, proclamando la propria onestà, quando è solo per le connivenze nei 'piani alti' e per la incredibile prescrizione che questo club non marcisca fra i Dilettanti, cui oltretutto, attraverso i soliti mezzucci all'italiana, sia stato costretto di iscriversi quando è ormai acclarato che non potrebbe nemmeno disputare un campionato Primavera. Il piatto della vendetta, comunque, se lo si gusta quando viene servito freddo, figurarsi se viene portato in tavola ancora fumante, bollente, come una ciliegina alla fine della stagione su un cumulo di panna montata. Perché, e questa è la frase che gira nel web, scritta e proferita soprattutto dai tifosi del Milan, "se è vero che noi siamo diventati come loro" (evidente il riferimento alla situazione disastrosa in cui versa il club rossonero, ridicolo come l'Inter che si dibatteva tra sconfitte e umiliazioni negli anni '90 e Duemila), è anche vero che "loro non saranno mai come noi". E qui, veramente, non servono altre spiegazioni.

Champions League: l'Inter entra nella storia, ma dalla porta sbagliata

La notte di Monaco di Baviera resterà impressa nella storia del Paris Saint-Germain… e nei brutti sogni dei tifosi interisti. La squadra di Luis Enrique ha regalato una lezione di calcio all’Inter, conquistando la prima Champions League della sua storia con un roboante 5-0. Una "manita" che, più che una vittoria, sembra un’opera d’arte del calcio moderno.
Per l’Inter, invece, è stato un ritorno poco felice in terra bavarese: se nei quarti i nerazzurri avevano domato il Bayern, stavolta hanno trovato un avversario che li ha trattati come birilli su un campo da bowling.
Dembele ha corso come se avesse il motore di un’auto da Formula 1, il giovanissimo Doué ha segnato una doppietta con la disinvoltura di chi gioca a FIFA con gli "aiuti" attivati, mentre Hakimi e Kvaratskhelia – ex conoscenze del calcio italiano – hanno aggiunto altro sale sulle ferite nerazzurre.
E Gigio Donnarumma? Per lui, una serata di tutto relax, probabilmente trascorsa a controllare la manicure mentre l’Inter cercava (senza trovarla) una via per rendersi pericolosa. Con cinque gol di scarto, il PSG entra di diritto nella storia della Champions League, superando anche i memorabili 4-0 del Milan contro la Steaua Bucarest nel 1989 e il Barcellona nel 1994.
Mentre a Parigi si festeggia il "Triplete", a Milano sponda nerazzurra ci si interroga su cosa sia andato storto. Ma forse la risposta è semplice: tutto.

sabato 31 maggio 2025

Contestazione Milan, la clamorosa censura della Gazzetta dello Sport

La notizia sulla contestazione apparsa su The Athletic
Il 24 maggio 2025, potrebbe forse essere considerata una data storica nella storia del Milan, segnando l'importante e massiccia contestazione che i tifosi rossoneri hanno inscenato sotto Casa Milan, sede della società, cui ha fatto seguito un lungo corteo di oltre 5mila persone, che è arrivato fino allo stadio di San Siro, in occasione dell'ultima partita di campionato, con i tifosi in fila dietro a un lungo striscione con la scritta "Liberate il Milan".
Allo stadio, con la curva sapientemente seduta in modo da comporre la frase "Go Home" (senza striscione e quindi impossibile da 'rompere'), dopo un quarto d'ora di cori contro la dirigenza del club, la parte blù del secondo anello (ma non solo) si è completamente svuotata, lasciando San Siro in silenzio e senza più tifo.
Ovviamente, i siti internet in tempo reale, e via di seguito televisioni e, il giorno dopo, i giornali, ne hanno dato ampia notizia. Non proprio tutti i giornali, però. A distinguersi per mancanza di informazione è stato proprio il giornale che dello sport dovrebbe fare bandiera per storia e tradizione, ovvero la Gazzetta dello Sport. Dove hanno potuto New York Times (con il suo inserto The Athletic), la Reuters, molte testate straniere e tutte quelle italiane, l'unico quotidiano (con sito annesso) a brillare per mancata informazione dei fatti è stata proprio la Gazzetta, che getta così un'ombra profonda sulla sua correttezza nel fornire un quadro di informazioni che sia credibile e fedele alla realtà dei fatti.

Stanley Cup 2025: Florida-Edmonton, il quarto 'back-to-back' dal 1968

La 'copertina' del sito di Sportsnet
Gli Edmonton Oilers si sono guadagnati l'accesso alla finale della Stanley Cup per la seconda stagione consecutiva, superando i Dallas Stars con una convincente vittoria per 6-3 in Gara 5.
Un successo che arriva dopo aver eliminato la stessa squadra lo scorso anno nelle finali della Western Conference in sei partite.
L'inizio del match è stato travolgente per Edmonton, con Corey Perry e Mattias Janmark che hanno trovato il fondo della rete in appena sette minuti, costringendo il portiere dei Stars, Jake Oettinger, a uscire di scena dopo soli due tiri subiti. Il primo periodo si è chiuso con un vantaggio di 3-1 per gli Oilers, un risultato che ha deciso la gara fin dall'inizio.
Ora la formazione canadese si prepara a riaffrontare i Florida Panthers, squadra che lo scorso anno li aveva sconfitti solo alla fine di gara-7.
Merita di essere segnalato che, dal 1968, ci sono stati solo quattro casi di finali consecutive tra due stesse squadre, il cosiddetto 'back-to-back'. L'ultima volta risale al biennio 2008-2009, con i Detroit Red Wings e i Pittsburgh Penguins che si spartirono il titolo in due anni consecutivi. L'ultima squadra a vincere due finali consecutive contro lo stesso avversario fu Montreal, battendo Boston nel 1977 e nel 1978.
 Gli Oilers inseguono la gloria, cercando di vendicare la sconfitta dello scorso anno e di riportare la Stanley Cup a Edmonton ma, soprattutto, in Canada dal lontano 1993, quando a vincere il titolo fu Montreal, ai danni di Los Angeles.

Stanley Cup 2025: Edmonton Oilers cambio di tendenza, McDavid tocca il Clarence Campbell Bowl

Connor McDavid riceve la coppa da Bill Daly
Gli Edmonton Oilers sono ufficialmente campioni della Western Conference, dopo il successo in gara-5 per 6-3 contro i Dallas Stars sul ghiaccio esterno e chiudendo la serie sul 4-1.
A loro, come ormai da tradizione, è stato consegnato il trofeo che premia la squadra vincente dell'Ovest, il Clarence Campbell Bowl.
Stavolta però, a differenza dello scorso anno, hanno deciso di cambiare 'strategia', con il capitano Connor McDavid che ha toccato la coppa, al contrario di quanto hanno fatto i prossimi rivali nella finale di Stanley Cup, i Florida Panthers, che hanno invece scelto di non toccare il Prince of Wales Trophy, un 'tocco' da molti considerato portasfortuna, perché l'unica coppa da sollevare, nel cervello di un hockeista, è la Stanley Cup e il resto è mancia.
E' stato lo stesso McDavid a spiegare il gesto: gli Oilers, nel 2024, avevano rispettato questa credenza, limitandosi a una foto accanto alla coppa. Tuttavia, dopo aver perso (anche l'anno scorso erano opposti ai Panthers), quest'anno è maturata l'idea di cambiare atteggiamento. E ha poi aggiunto: “Non siamo qui per credere nelle superstizioni, siamo qui per vincere. Questo trofeo rappresenta il duro lavoro svolto per arrivare fin qui, e vogliamo onorarlo”.

giovedì 29 maggio 2025

Stanley Cup 2025: Florida Panthers in finale, il Prince of Wales Trophy non si tocca

Il momento del 'non tocco' attorno alla coppa
Anche quest'anno, i Florida Panthers hanno rispettato la tradizione: dopo aver conquistato il Prince of Wales Trophy (il trofeo che premia la formazione vincente dei playoff della Eastern Conference) per la terza volta consecutiva, la squadra ha scelto di non toccarlo, mantenendo viva una superstizione radicata nel mondo dell’hockey.
Il trofeo, assegnato dopo il 5-3 esterno ai Carolina Hurricanes che ha chiuso la serie sul 4-2, è spesso trattato come un oggetto da evitare, poiché molti credono che toccarlo possa compromettere le possibilità di vittoria nella finale della Stanley Cup, che assegna il titolo di campione assoluto NHL.
Due anni fa i Panthers avevano infranto la tradizione (che peraltro, nel corso della storia, è stata spezzata molte volte, primi fra tutti i Pittsburgh Penguins), sollevando il trofeo e celebrando apertamente il loro successo. Tuttavia, la loro corsa si era poi conclusa con una sconfitta nella finale contro i Vegas Golden Knights.
Quest’anno la decisione è stata, ancora una volta, quella di non toccare il trofeo: solo una foto di squadra attorno alla coppa e la concentrazione già rivolta alla sfida più importante.
Con la finale della Stanley Cup all’orizzonte, resta da vedere se questa strategia porterà fortuna ai Panthers. La tradizione continua, ma il vero obiettivo è ancora da conquistare.

lunedì 26 maggio 2025

Trofeo Bonfiglio 2025: Jacopo Vasamì riporta l’Italia sul tetto del torneo maschile

Jacopo Vasamì durante la finale (foto Bordignon)
Dopo tredici anni di attesa, il tennis italiano torna a brillare al Trofeo Bonfiglio grazie a Jacopo Vasamì.
Il giovane talento romano ha conquistato infatti il prestigioso Trofeo Bonfiglio, uno deri massimi tornei mondiali a livello di Under 18, regalando al pubblico milanese una finale memorabile contro il bulgaro Ivan Ivanov.
Sul campo principale del Tennis Club Alberto Bonacossa, oltre duemila appassionati hanno sostenuto la rimonta del 17enne azzurro che, dopo aver perso il primo set al tie-break (6-7), ha ribaltato l’incontro con autorità (6-2, 6-1), chiudendo la partita in due ore e 14 minuti.
Grande emozione per il giovane Vasamì, che ha sottolineato l’importanza di questo successo per la sua crescita e la consapevolezza dei propri mezzi. “Vincere il Bonfiglio è straordinario,” ha dichiarato, indicando come prossimo obiettivo un salto nel ranking ATP.
Nell'albo d'oro del torneo maschile, la cui prima edizione si disputò nel 1959 (allora vinse proprio un italiano, il ben noto Sergio Tacchini), l'ultimo azzurro a imporsi fu Gianluigi Quinzi nel 2012, giovane dalle tante promesse poi non mantenute e ritiratosi dal tennis giocato nel 2021.

Qui sotto altre immagini della finale maschile (foto Bordignon):


Trofeo Bonfiglio 2025: Luna Vujovic domina la finale femminile

Luna Vujevic con la coppa (foto Bordignon)
Milano ha vissuto un weekend di grande tennis con la finale femminile del Trofeo Bonfiglio, uno degli appuntamenti più prestigiosi del circuito giovanile internazionale.
Sul campo del Circolo Alberto Bonacossa, in via Arimondi, si sono affrontate due dei più promettenti talenti del panorama mondiale: la serba Luna Vujovic e la statunitense Julieta Pareja.
Le premesse della sfida lasciavano intuire un match combattuto. La Pareja, sedicenne californiana di origini colombiane, aveva già dimostrato il suo valore con il recente exploit nel WTA 250 di Bogotà, dove è diventata la prima tennista nata nel 2009 a vincere un incontro nel circuito maggiore. Con il ranking WTA che la posiziona già al numero 317, partiva con i favori del pronostico, ma la Vujovic ha messo in mostra un tennis esplosivo e determinato, dominando la finale con un perentorio 6-3, 6-3 in un'ora e 21 minuti di gioco.
Con questo successo, la Vujovic dimostra di avere tutte le carte in regola per emergere nel panorama del tennis professionistico. A soli 15 anni, la sua maturità in campo è impressionante e il controllo della pressione nelle fasi cruciali del match è da giocatrice esperta. La capacità di dominare una rivale già affermata nel circuito maggiore accende ulteriormente i riflettori su di lei.
Il Trofeo Bonfiglio, da sempre trampolino di lancio per i futuri campioni del tennis, ha visto passare stelle del calibro di Roger Federer e Martina Hingis. Se il torneo rappresenta un’anticipazione di chi potrebbe brillare nei prossimi anni, allora la Vujovic ha appena scritto il suo nome nell'elenco dei talenti da seguire con attenzione.

Qui sotto altre immagini della finale femminile (foto Bordignon):




sabato 24 maggio 2025

Milan: arriva tardi, ma durissima, la contestazione dei tifosi

Lo striscione srotolato davanti alla sede (foto Bordignon) 
La gente si è ripresa il Milan. Tardi, ma è già qualcosa. Stavolta è stata la 'curva' a muoversi, portando davanti a Casa Milan migliaia di tifosi, difficile quantificarli, forse 5mila, probabilmente di più.
Il piazzale davanti alla sede rossonera era ricolmo, appena poco di meno rispetto al giorno, nemmeno troppo lontano, della vittoria dell'ultimo Scudetto.
Striscioni eloquenti, applausi e nostalgia al noem di Paolo Maldini, cori rancorosi e insulti in particolare rivolti al presidente, Paolo Scaroni, e all'amministratore delegato, Giorgio Furlani. Solo fischi per gli altri, da Geoffrey Moncada a Zlatan Ibrahimovic.
Nessuna violenza, tanto che la presenza delle forze dell'ordine non si è minimamente notata, probabilmente sostituita da precise garanzie fornite dalla 'curva' e dal servizio d'ordine fornito dagli ultras rossoneri.
E' stato quindi letto un testo da un rappresentante della Curva Sud, peraltro assai poco udibile nelle ultime fila della piazza, causa un maldestro impianto audio.
Davanti a Casa Milan, comunque, non c'era solo la parte più estrema della tifoseria organizzata milanista, ma anche tifosi attempati e famiglie, oltre a qualche ignaro turista uscito inconsapevole con tanto di sacchettino griffato dal Milan Shop.
Dopo circa un'ora i tifosi hanno cominciato a sciamare, la maggior parte però al seguito di un grande strisione in testa al corteo recante la scritta "Liberate il Milan".
La colonna rossonera è stata veramente lunga, e ha bloccato per almeno un quarto d'ora le strade attorno alla struttura del Portello. Da lì l'avvio verso lo stadio per altre manifestazioni di protesta e la notizia che, dopo 15 minuti di gioco, l'intera 'curva' abbandonerà lo stadio, invitando a farlo anche il resto del pubblico.

Qui sotto altre immagini della protesta davanti a Casa Milan (foto Bordignon):







L'intollerabile distruzione della famiglia tradizionale, le uniche vittime saranno i figli

Foto di Jessica Rockowitz per Unsplash 
Due madri o due padri? No grazie. Di fronte al miele che ha accolto la possibilità di avere figli regolarizzati anche in caso di coppie lesbiche oppure omosessuali (ma a sto punto eleggiamone pure tre, o perfino quattro, visto che, per fare un figlio, gli altri genitori sono completamente inutili), il tema qui non è quello dei genitori 'single' né tanto meno quello degli orfani, ma quello dell'incredibile massa di egoismo sotto la quale viene, ipocritamente, fatta passare questa 'necessità genitoriale' di cui non si capiscono le motivazioni.
Se due uomini, o due donne decidono di amarsi, cosa legittima, dovrebbero avere l'intelligenza di capire che la loro unione non possa, e non debba, avere alcun frutto, e a maggior ragione non possa avere il pretenderlo grazie all'uso (perché di 'uso' vero e proprio si parla) del ventre o del seme altrui.
Inoltre, mi chiedo, come regolamentare questo uso del ventre o del seme? Si paga, quanto si paga, un tanto al chilo del bambino, un tanto al tempo della gestazione? Se lo tieni in grembo per nove mesi sarai pagata un po' di più? Se poi me lo allatti ti dò un 'benefit'? Se poi me lo tieni nei weekend dopo la nascita arriva pure la mancia, sai, io sono mamma lavoratrice...
Mascherare da 'gesto caritatevole' quello che è un puro atto di egoismo contemporaneo è ancora più egoista.
C'è poi da chiedersi come crescerà questo bambino, con quali riferimenti di 'amore' diventerà grande, con il pensiero che basti pagare un 'tot' per comperare un feto, tanto basta avere i soldi perché, sia chiaro, questi 'gesti d'amore' li fanno solo quelli con la casa a Cortina, perché uno sfigato si tiene quello che ha, ed è già abbastanza, al massimo un cane.
Quando diventerà grande, l'adolescente comincerà a pensare "come hanno fatto a generarmi?"... per poi arrivare a comprendere che le 'due madri' (o i due padri, in altro modo) hanno comperato un/a padre/madre di passaggio (pure connivente e complice del misfatto), forse un morto di fame che ha venduto il proprio seme per disperazione.
Insomma, un quadretto da schifare, non si capisce se diano più la nausea le due madri/padri o il singolo (ignoto) padre/madre.
La maggior parte delle famiglie sono sane se seguono le regole di quella che debba essere la famiglia tradizionale. Una famiglia può essere benissimo matriarcale, lo sono la maggior parte delle famiglie friulane, area di cui io sono originario, dove le donne sono le vere 'guide' della casa ma anche dell'azienda (una per tutte, la storica famiglia Tosolini, leader nel mondo delle grappe), quando questa ci sia.
Una famiglia matriarcale non contraddice il senso più stretto di famiglia. Anzi, lo rafforza, perché equipara nella conduzione della stessa l'uomo e la donna. In realtà la maggior parte del disagio è stato costruito 'ad arte' da oltre mezzo secolo di televisione, cinema e altri mezzi di comunicazione, con storie costruite appositamente e propinate da interminabili polpettoni spesso americani, parto di una realtà quella sì, dove il senso della famiglia è stato completamente stritolato e mesmerizzato a favore di una società atomizzata, dove il singolo viene preferito dal 'potere' perché più facilmente condizionabile.
E i risultati si vedono nelle follie delle università americane e, ora, purtroppo, anche europee, come l'ultimo triste codice della cosiddetta 'inclusione' sviluppato dall'Università di Bari che, per fortuna, adesso Donald Trump sta smontando pezzo per pezzo, anche con metodi poco ortodossi, ma da cowboy.
Ben diversa la situazione di chi, per vari motivi, si trovi obbligato a crescere un figlio da solo/a, comunque frutto di un'unione, di qualsiasi tipo essa sia, comunque frutto di un uomo e di una donna. Alternative non ce ne sono. Soltanto la pretesa di un'umanità che ha dimenticato l'umanità stessa e le regole base di quella che sia la famiglia e del suo significato. Mai come in questo caso, meglio soli che accompagnati.
La famiglia tradizionale, patriarcale o matriarcale che sia, è l'unica risposta reale e valoriale a quel mondo moderno che, attraverso il miraggio di presunte relazioni alternative, ci illude di regalarci nuove libertà, mentre in realtà ci fa solo affondare nelle sabbie mobili di un modernismo senza ritorno.

Inter a mani vuote, stavolta gli 'aiutini' non sono bastati

Così i 'social' del Napoli
L'Inter perde lo scudetto e il Napoli lo vince, l'Invincible Armada nerazzurra batte un altro colpo a vuoto e, dopo la Coppa Italia, vede sfumare anche il proprio secondo obiettivo stagionale.
Adesso l'ultimo trofeo da alzare diventa obbligato, sebbene sia il più importante, ovvero la Champions League nella finale di Monaco di Baviera contro il Paris Saint Germain di Gianluigi Donnarumma.
L'Inter perde lo scudetto sebbene anche in questo caso il proprio finale di campionato se lo fosse apparecchiato molto bene: dapprima una campagna di stampa allucinante, condotta con la connivenza della Gazzetta dello Sport, con la quale la società riusciva a dimostrare l'indimostrabile, l'incredibile, ovvero una presunta serie di torti subiti da parte della classe arbitrale, e questo dopo la partita pareggiata in casa contro la Lazio per 2-2, in cui la squadra romana aveva pareggiato all'ultimo minuto con un rigore solare per un fallo di mano nettissimo di Bisseck, mentre contemporaneamente al Napoli veniva tolto un rigore nettissimo, che avrebbe potuto valere lo scudetto in anteprima, per un presunto fallo su cui il VAR non avrebbe nemmeno dovuto (o potuto) intervenire.
Secondo alcune fonti 'neutrali' sarebbero invece stati ben 24 gli errori arbitrali chiaramente a favore del club di Giuseppe Marotta nel corso del campionato.
In maniera spudorata, l'Inter ha poi chiesto di poter giocare i due anticipi nel giorno di mercoledì, con un Napoli a pezzi. Una richiesta accolta a metà, perché anche la giornata di venerdì non giocava certamente a favore della squadra partenopea, giunta a questo finale di campionato con il fiatone.
Infine, contro il Como, la squadra nerazzurra ha avuto anche il vantaggio della espulsione di Pepe Reina, con un cartellino rosso nato per l'ennesima chiamata del VAR a favore del club 'marottiano'.
Eppure, malgrado tutti gli sforzi fatti, alla fine, la Marotta League l'ha vinta il Napoli, meritatamente, sul campo. Giustizia è fatta.

venerdì 23 maggio 2025

Nike e lo studio sui giovani atleti 'transgender': il silenzio che fa rumore

La 'home page' del sito di "Outkick"
È passato quasi un mese da quando il sito conservatore "OutKick" ha rivelato che l'azienda Nike avrebbe finanziato uno studio sui giovani atleti 'transgender'. Da allora, né l’azienda né i principali esponenti democratici statunitensi hanno rilasciato dichiarazioni pubbliche sul tema.
A rompere il silenzio ci hanno pensato alcuni esponenti repubblicani, come il deputato Burgess Owens (Utah), che ha definito l’iniziativa “pura malvagità”, accusando la Nike di “sperimentare sui bambini per un’agenda politica”.
Il caso riguarda uno studio su minorenni sottoposti a bloccanti della pubertà e ormoni per la transizione che, secondo i critici, metterebbe a rischio la salute dei partecipanti.
"OutKick" ha cercato invano un commento da parte di figure come Alexandria Ocasio-Cortez, Gavin Newsom e Nancy Pelosi. Quest’ultima ha dichiarato di “non aver capito” la domanda prima di allontanarsi dai giornalisti.
Nel frattempo, il dibattito si infiamma, tra chi denuncia una manipolazione ideologica e chi vede in queste polemiche un presunto attacco ai cosiddetti diritti 'transgender'. Ma il silenzio di Nike e dei leader democratici continua ad alimentare sospetti e tensioni.

Mondiali hockey ghiaccio: Danimarca shock, Canada ko ai quarti all'ultimo minuto

La 'home page' della IIHF celebra l'impresa
Con un gol decisivo di Nick Olesen a soli 49 secondi dalla fine, la Danimarca ha sorpreso il Canada e ha conquistato una vittoria storica nei quarti di finale dei Mondiali di hockey, imponendosi per 2-1 (0-0, 0-0, 2-1) contro una squadra infarcita di 'stelle'.
I danesi, sul ghiaccio di casa di Herning, hanno mostrato grande determinazione durante tutto il terzo periodo, mantenendo alta la pressione e trovando il pareggio grazie a Nikolaj Ehlers, attaccante dei Winnipeg Jets, che ha segnato con l’uomo in più (e la porta sguarnita) a meno di tre minuti dal termine.
Il Canada aveva aperto le marcature al minuto 5'17" del terzo tempo con un gol di Travis Sanheim, dopo aver dominato nei primi due periodi con 30 tiri diretti al portiere danese Frederik Dichow, senza però riuscire a concretizzare le occasioni.
Nel finale, una Danimarca sempre più aggressiva ha messo in difficoltà il Canada, costringendo il 'goalie' Jordan Binnington a una serie di interventi decisivi per mantenere la propria squadra in partita. Tuttavia, l’assalto danese ha avuto successo con la rete di Olesen, chiudendo clamorosamente la sfida.
Già nel secondo periodo, Morten Poulsen sembrava aver portato in vantaggio la Danimarca con un gol su contropiede, ma la rete era stata annullata per un passaggio irregolare effettuato con il guanto.
Nonostante una formazione ricca di talento, con campioni come il capitano Sidney Crosby, l’MVP della stagione NHL 2024, Nathan MacKinnon, e lo stesso Binnington, il Canada ha dovuto abbandonare la competizione, lasciando spazio alla straordinaria impresa danese.

giovedì 22 maggio 2025

Trump attacca il governo sudafricano e inaugura il White Lives Matter

L''home page' di Fox News dedicata all'argomento
Donald Trump
ha finalmente messo in evidenza le tante violenze compiute dal governo 'nero' di Pretoria ai danni della popolazione bianca, gli Afrikaner.
Si inaugura così l'epoca del "White Lives Matter" grazie a quella che molti quotidiani hanno definito 'nuova imboscata' dopo quella avvenuta nei confronti del presidente ucraino Volodymyr Zelenski.
Stavolta è così toccato al Presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa.
Durante l'incontro aperto ai giornalisti, Trump ha accusato il governo sudafricano di non proteggere gli agricoltori bianchi, parlando di "genocidio" degli Afrikaner e chiedendo spiegazioni ufficiali.
Davanti a un imbarazzato Ramaphosa, Trump ha improvvisamente fatto oscurare le luci dello Studio Ovale e mostrato un video di circa quattro minuti con scene di manifestazioni al grido di "Kill the Boer, the farmer" e immagini di croci bianche che, secondo Trump, avrebbero dovuto rappresentare agricoltori bianchi uccisi.
Il Presidente ha anche mostrato alcuni articoli di stampa a sostegno delle proprie accuse, parlando di "intere famiglie di bianchi in fuga". "E' molto triste da vedere", ha commentato Trump.
Ramaphosa ha provato piu' volte a intervenire, ma senza successo. A un certo punto il presidente sudafricano ha invitato a discutere "con calma". "Nelson Mandela - ha dichiarato - ci ha insegnato che, in caso di problemi, le persone devono sedersi attorno a un tavolo e parlarne".
Elon Musk, nato in Sud Africa, era presente nello Studio Ovale ed è tra i più accaniti accusatori del governo di Pretoria.
La settimana scorsa gli Stati Uniti hanno accolto 49 afrikaners, a cui verra' riconosciuto un percorso accelerato per ottenere la cittadinanza americana e benefici pagati dai contribuenti americani. Una scelta in contrasto con la dura politica migratoria avviata da gennaio dalla Casa Bianca.
Il Sudafrica è nel mirino di Trump da tempo anche per altri motivi, tra cui l'aver denunciato Israele alla Corte internazionale di giustizia per genocidio.

sabato 17 maggio 2025

Non c'è bisogno di Giorgia al tavolo dei Morti Viventi

Il tavolo dei 'volonterosi': non pare l'ultima cena? (immagine Corriere)
Il can-can sollevato, è bene dirlo, soltanto a Sinistra, a causa dell'assenza ai colloqui di Tirana che hanno visto alcuni dei cosiddetti 'leader' europei partecipanti al gruppo degli altrettanto cosiddetti 'volenterosi' a fianco, fa il paio con l'atteggiamento guerrafondaio tenuto dal PD e dai suoi amichetti in questi anni di conflitto russo-ucraino.
Quando c'è da sposare una qualsiasi tesi, si può stare certi che, da quelle parti, 'cannino' malamente qualsiasi posizione.
Dopo essersi trasformati in 'partito della guerra' cercando di attaccarsi al treno europeo e al pupazzo animato di Rimbam-Biden, la Sinistra italica si è gettata a capofitto nel sostegno al 'fiden alleaten' Volodymyr Zelensky.
Da questo punto di vita, Giorgia Meloni, non è stata da meno ma, seppur un filino troppo tardi, ha avuto il buon gusto di battere in ritirata comprendendo, e non ci voleva molto, come il quadro internazionale, con l'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, fosse completamente cambiato.
Il gruppo dei Volonterosi ormai è ridotto da un'accozzaglia di Dead Men Walking, politici rigettati in patria, primo fra tutti un Emmanuel Macron che ormai non sa più a cosa attaccarsi per giustificare la propria permanenza a una leadership che, inevitabilmente, perderà con le prossime elezioni, e umiliato in mondovisione da Trump nella famosa scenetta del 'cadreghino' in Vaticano. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz, unico nella storia della democrazia tedesca a non essere approvato dal Bundestag alla prima tornata di votazioni, fa il paio, cercando di mettersi nella scia della connazionale Ursula Von der Leyen, classica esponente dei poteri forti delle banche mondiali e zerbino conclamato dei 'neocon' americani. Che dire poi di Keir Starmer, primo ministro inglese anche lui alle prese con un'ondata di proteste interne e costretto a ribaltare la propria politica 'sinistrorsa' trasformandosi in un Nigel Farage qualunque nei confronti dei lavoratori provenienti dall'estero? Per non parlare del polacco Donald Tusk, altro personaggio pronto alla 'defenestrazione' alle prossime elezioni polacche.
Bene ha fatto la Meloni a non mischiarsi con simili personaggi, e primo fra tutti Zelensky, ormai disprezzato in patria sia da coloro che la guerra la vorrebbero continuare 'fino all'ultimo ucraino' e che lo vedono quasi come un traditore della Patria, sia da coloro che da tempo vorrebbero che la si finisse con il suono delle bombe, con Kiev da tempo condannata alla sconfitta, inutilmente protesa a un confronto alla pari con Mosca che non può avere e che non le compete.
Un'apertura saggia e importante, quella del primo ministro italiano, alla ricerca di future rinnovate partnership con Mosca, vero punto di riferimento fondamentale per un nuovo sviluppo dell'economia italiana e continentale. Un continente che, però, non può certo sentirsi rappresentato dall'accozzaglia di politicanti ritrovatisi a Tirana. Meglio restarne fuori e non sporcarsi le mani.

Wet Leg, il fenomeno indie-rock dall’Isola di Wight

Un estratto dal video di "Chaise Longue"
Li ascolti per caso, magari allegati a una serie di 'mix' concantenati a una serie di artisti 'indie' più o meno recenti, nel mio caso Magdalena Bay.
I Wet Leg, band britannica nata nel 2019 sull’Isola di Wight, hanno conquistato il panorama musicale con il loro sound fresco e ironico. Il duo, formato da Rhian Teasdale ed Hester Chambers, ha debuttato nel 2021 con il singolo "Chaise Longue", diventato virale e acclamato dalla critica.
Nel 2022, il loro primo album "Wet Leg" ha raggiunto il vertice delle classifiche nel Regno Unito e in Australia, consolidando il loro successo internazionale.
Dopo anni di tour, nel 2025 la band ha annunciato il secondo album, "Moisturizer", anticipato dal singolo "Catch These Fists".
Con un mix di post-punk e indie-pop, i Wet Leg continuano a sorprendere con testi ironici e melodie accattivanti, affermandosi come una delle band più interessanti della scena alternativa.

giovedì 15 maggio 2025

Corman: innovazione e salute al servizio delle persone

Un momento della conferenza stampa (foto Bordignon)
Nell'elegante 'location' di Casa Lago, sita nel centro di Milano, si è tenuta la conferenza stampa istituzionale di Corman, storica azienda italiana del 'consumer healthcare'.
Fondata nel 1947, Corman continua a crescere con soluzioni innovative e sostenibili.
Due i progetti chiave annunciati: la seconda edizione della campagna “Dai Valore al tuo Cuore”, con OMRON Healthcare, e il lancio della linea di medicazione Presteril Honey Pro, basata sul miele medicale.
Il CEO, Giorgio Mantovani, ha evidenziato la forte espansione dell’azienda, favorita da collaborazioni con Omron, Servier e Norgine. La sostenibilità è centrale: “Abbiamo avviato la certificazione B-Corp, diventando Società Benefit”, ha dichiarato il presidente, Guido Mantovani.
Corman rafforza la sua presenza in farmacia con prodotti innovativi e servizi di telemedicina.
Il 17 maggio partirà inoltre la campagna “Dai Valore al tuo Cuore”, con 'screening' gratuiti in 14 città italiane per sensibilizzare sulla prevenzione cardiovascolare.

Qui sotto altre immagini della conferenza stampa (foto Bordignon):