venerdì 29 ottobre 2021

Condannato a morte fra vomito e spasmi, la drammatica fine di John Grant

John Grant, assassinato dagli Stati Uniti stanotte
Dramma della vita e della morte nei 'civili' Stati Uniti democratici di Joe Biden, atterrato stanotte a Fiumicino per partecipare al G20 e incontrare il Papa. Chissà cosa si diranno i due, mentre nelle prigioni americane ci sono ancora detenuti pronti a venire assassinati attraverso esecuzioni capitali che assumono spesso il carattere di autentiche torture.
E' il caso di John Grant, che per la cronaca è afroamericano (unica cosa che non dovrebbe interessare, ma che sarà invece probabilmente l'unica che smuoverà l'opinione pubblica sull'onda di Black Lives Matter), scosso da vomito e convulsioni durante la sua esecuzione nello stato americano dell'Oklahoma, dove i 'boia' hanno usato un cocktail letale su cui già aleggiava il sospetto potesse causare un dolore atroce alla persona, sebbene la 'morte dolce', almeno a mio avviso, rappresenti un paradosso ancora più crudele.
Lamentarsi del dolore della morte di Grant pare assurdo, proprio perché il problema che ancora attanaglia la 'civile' America è quello delle esecuzioni capitali, non certo se queste arrivino fra atroci dolori.
Grant, 60 anni, era stato condannato a morte nel 2000 per l'omicidio di un dipendente della prigione. Dopo aver ricevuto il via libera dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, le autorità carcerarie dello stato del sud gli hanno iniettato le tre sostanze, dichiarandolo poi morto alle 16.21 locali, le 23.21 in Italia, ovvero non molto tempo fa, al momento in cui scrivo.
L'agenzia AGI sottolinea come questo protocollo fosse già stato applicato nel 2014 e nel 2015.
Grant "ha iniziato a tremare poco dopo la prima iniezione", ha detto il reporter dell'AP, Sean Murphy, che ha assistito alla scena. Ha avuto circa 20 convulsioni e ha vomitato diverse volte prima di svenire. "Ho visto 14 esecuzioni, non ho mai visto niente del genere", ha detto Murphy. Il suo calvario ha immediatamente scatenato forti critiche. "L'Oklahoma aveva bloccato i suoi ultimi tre tentativi di esecuzione prima della sua pausa di sei anni, ma apparentemente non ha imparato nulla da quell'esperienza", ha commentato Robert Dunham, che gestisce il Death Penalty Information Center (DPIC). Qualche giorno fa, i servizi penitenziari dell'Oklahoma avevano tuttavia affermato in un comunicato stampa che il loro protocollo era "umano ed efficace" e che le esecuzioni potevano riprendere.
Il protocollo contestato combina un sedativo, il midazolam, e un anestetico, destinato a prevenire il dolore prima dell'iniezione di cloruro di potassio a dose letale. E' stato usato nel 2014 per giustiziare Clayton Lockett, ma il condannato morì in apparente agonia per 43 minuti. Nel 2015, un altro condannato, Charles Warner, si lamentò che il suo "corpo stava bruciando" prima di morire, poiché i boia avevano usato il prodotto sbagliato.
Nel 2020 è stato messo a punto un nuovo protocollo e sono state fissate diverse date di esecuzione nel 2021, a cominciare da quella di Grant. L'Oklahoma prevede di giustiziare prossimamente Julius Jones, 41 anni, condannato a morte nel 2002 per l'omicidio di un uomo d'affari, crimine che però ha sempre negato. (fonte AGI/AFP)