La locandina di "The Accidental President" |
Lo dimostra perfettamente Sky, televisione all'avanguardia (si fa per dire) tra quelle 'serve' della globalizzazione assieme ai 'parenti' de La7. E così, mentre bombarda il pubblico sui rischi di un ritorno della Destra con oscuri documentari apocalittici su come nacque il nazismo, sullo sterminio degli ebrei, varie ed eventuali, mentre prepara una grande giornata dedicata a "Bella Ciao", uno dei più clamorosi 'falsi' della storia della musica, venduta come canzone partigiana quando non lo è mai stata, fa pensare la programmazione della notte dell'11 ottobre in cui, in sequenza su Sky Documentaries (e anche in contemporanea, vista la contemporanea diffusione su Sky Documentaries +1) di "The Accidental President" e "Hillary".
Il primo è un documentario, in una sola puntata, dedicato alla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali del 2016, e già nel titolo manifesta tutta la propria doppiezza e ipocrisia, come se il successo di Trump fosse arrivato quasi per caso, per una più o meno fortuita concatenazione degli eventi che hanno trasportato un 'signor nessuno' in ambito politico, direttamente alla Casa Bianca. Una sorta di 'fenomeno da baraccone' da studiare in quanto tale.
Il secondo, come si intuisce dal titolo, è un documentario su Hillary Clinton, chiamata confidenzialmente per nome, e non si tratta di una sola puntata, ma di ben quattro, basandosi, come descritto nella presentazione di Sky, 'sulla vita e il lavoro di Hillary Rodham Clinton. Le immagini sono quelle classiche di una campagna elettorale: lei e Bill (il marito fedifrago che si scopò Monica Lewinsky alle sue spalle) sorridenti, lei che stringe tante mani, lei che parla di sé esponendo i suoi 'lavori' (come scritto da Sky, manco fosse un qualunque Cartesio). Dall'altra parte, intanto, continuano a scorrere contestati comizi di Trump, commentati da giornalisti spesso non favorevoli alla sua corrente politica. Eppure, proprio per lo stesso motivo che ha portato alla vittoria Trump, il paragone tra i due documentari non era assolutamente proponibile. Anche stavolta, vista a otto anni di distanza, la vittoria di Trump apppare ineccebile, frutto della volontà di un popolo, o meglio, del popolo. Un popolo che oggi, di qua e di là dell'oceano, è stato presto dimenticato.