mercoledì 6 ottobre 2021

Donnarumma, il pavido frignone raccoglie due pere nel sacco

Lo striscione d'accoglienza per 'Gigio' Donnarumma
Gianluigi Donnarumma
, il pavido frignone che del Milan aspirò a essere bandiera, torna a Milano per essere accolto dai fischi e dagli insulti dei tifosi, non solo del Diavolo, ma di tutti gli appassionati di calcio, che negli atteggiamenti equivoci del più sopravvalutato fra i portieri europei hanno riconosciuto l'anima del doppiogiochista: dapprima 'stellina' milanista, quindi esoso e pretenzioso giocatore autore spesso di 'papere' che alla squadra rossonera sono costate l'eliminazione da due Europa League, diversi derby (che sono la partita più importante per ogni appassionato milanese di calcio) e anche varie partite di campionato. Punti fondamentali per quegli accessi negati stagione dopo stagione alla Champions League, esattamente il contrario di quanto sostenuto da gran parte della stampa asservita al potente 'figuro' che di Donnarumma cura gli interessi, quel Mino Raiola che l'ha venduto a peso d'oro all'unica squadra prona e pronta ad asservire i suoi voleri, in cambio del rischio di un 'parcheggio' prolungato sulla panchina di Parigi.
Un addio alla chetichella, senza parole di commiato o di saluto verso la squadra che l'ha consegnato alla gloria, per quanto fittizia. Un confronto falso e ipocrita con i tifosi, giusto per avere la garanzia di non venire fischiato, in cui spergiurò che non avrebbe lasciato il club in cui è nato calcisticamente. E ancora, frasi prime di riconoscenza una volta arrivato alla corte del Paris Saint Germain, per giunta con il corollario di una conferenza stampa, prima di Italia-Spagna, in cui, improvvisamente, si ricorda di essere milanista e lo dichiara ai quattro venti, patetico tentativo di raccogliere una immeritata benevolenza da parte dei tifosi per non venirne fischiato.
Milano però non perdona l'infamia, e così gli appassionati milanisti e milanesi hanno accolto il 'figliol non prodigo' con uno striscione esemplificativo: "A Milano non sarai mai più il benvenuto. Uomo di merda", recitava la 'pezza' disposta su un ponte in zona San Siro. E allo stadio, nella partita contro gli iberici, due reti raccolte nel sacco degli azzurri e un'altra papera, l'ennesima della carriera, nel corso del primo tempo. E fischi. Tanti, tutti meritati.