giovedì 18 novembre 2021

Peng Shuai scomparsa dopo l'accusa di violenza al vicepremier cinese, il tennis ha paura

Peng Shuai in una foto di "Women's Health"
Ormai lo chiamano il 'caso Peng Shuai', e riguarda il mondo del tennis, turbato dall'improvvisa sparizione, ormai però avvenuta da giorni, della giocatrice di Xiangtan, 35 anni, due titoli della WTA vinti in carriera, attualmente al 140° posto del ranking mondiale ma ex numero uno al mondo in doppio (23 tornei WTA vinti in doppio).
Lo stesso Steve Simon, presidente della Women's Tennis Association, si dice preoccupato, chiedendo "prove chiare" sullo stato di salute e sul luogo dove si trova la tennista cinese, di cui si sono perse le tracce da giorni. "Peng Shuai must be allowed to speak freely, without coercion or intimidation from any source. Her allegation of sexual assault must be respected, investigated with full transparency and without censorship", ha scritto Simon in un comunicato apparso sul sito ufficiale del tennis femminile.
La Shuai aveva accusato sul proprio accanto Weibo (un equivalente cinese di Twitter) l'ex vice primo ministro Zhang Gaoli, che dal 2013 al 2018 è stato uno dei politici più potenti della Cina, di averla obbligata a compiere atti sessuali prima di farne la sua amante. Questa accusa è stata brevemente pubblicata il 2 novembre, per poi venire immediatamente cancellata e, da allora, non si sono più avute notizie ufficiali della tennista.
In realtà una mail sarebbe arrivata, scritta presumibilmente dalla giocatrice che, proprio rivolgendosi alla WTA, avrebbe ribadito che la notizia della sua "scomparsa, così come quella della presunta violenza sessuale", non sarebbe vera.
"Ho difficoltà a credere che Peng Shuai abbia effettivamente scritto l'e-mail che abbiamo ricevuto", replica adesso Simon. "Peng Shuai ha dimostrato un incredibile coraggio nel descrivere una presunta aggressione sessuale compiuta da un ex alto funzionario del governo cinese. La WTA e il resto del mondo hanno bisogno di prove indipendenti e verificabili che sia al sicuro".
Una preoccupazione acuita dal governo dittatoriale del Paese comunista che, proprio come nella vicenda legata alla nascita del Covid, ha steso una cortina fumogena sulla vicenda e sulla stessa Peng Shuai che, sempre nella mail recapitata a Simon, scrive, con sospetta tranquillità: "L'informazione, soprattutto per quanto riguarda l'accusa di violenza sessuale, è falsa. Non sono né dispersa né in pericolo. Sto solo riposando a casa, è tutto a posto. Grazie ancora per aver preso la mia notizia".
Toni ben diversi da quelli usati nella sua denuncia sui 'social', ribadita in una nota di agenzia: la tennista avrebbe avuto una relazione con Zhang, interrotta negli anni in cui lui fu eletto nelle alte sfere del partito; poi nel 2018, al termine dell'incarico, Peng sarebbe stata invitata da Zhang a casa sua per giocare a tennis con lui e la moglie, e in quell'occasione l'ex politico cinese l'avrebbe violentata. "Non ho le prove, è vero; ma come potrei averle?". Ma il messaggio apparso sull'account della Peng sottolinea la determinazione a rendere pubblico il caso. "Come un uovo che colpisce una roccia, o una falena la fiamma, sprezzante dell'auto-distruzione dirò la verità su di te". Così, l'agenzia AGI. Poi il silenzio.
Molte le tenniste ed ex tenniste che sono subito corse a sostenere la Shuai. La 'leggenda' del tennis femminile, Chris Evert, ha definito "inquietante" la vicenda. "Questo è grave: dov'e'? E' al sicuro? Qualsiasi informazione sarebbe gradita". All'appello si sono unite anche Martina Navratilova, che definisce dura e "corretta" la posizione della WTA e Billy Jean King. Anche la giapponese Naomi Osaka ha detto la sua: "Sono stata informata che Peng è scomparsa - ha twittato la campionessa giapponese, usando l'hashtag #WhereisPengShuai -. Spero che lei e la sua famiglia siano al sicuro e stiano bene. Sono scioccata dalla situazione attuale e le mando amore e luce". Da Torino, infine, dov'è impegnato nelle ATP Finals, anche Novak Djokovic si è dichiarato profondamente preoccupato per la collega cinese. (fonti AGI/ANSA-AFP)
A questo link è possibile leggere il riassunto della vicenda tradotto dal cinese all'inglese, attraverso le stesse parole di Peng Shuai pubblicate su Weibo.

Il 'post' pubblicato da Peng Shuai su "Weibo", poi subito rimosso