Mentre, a causa dell'immigrazione incontrollata, la presenza islamica aumenta di giorno in giorno in Italia, senza che nessuno, a livello politico, cerchi di porvi rimedio, l'ennesimo fenomeno di 'radicalizzazione' è stato scoperto a Milano, dove una 19enne di origini kosavere è finita in carcere per il reato di associazione con finalità di terrorismo.
La giovane era sposata con un 21enne miliziano di
origine kosovare, legato alla cerchia relazionale
dell'attentatore di Vienna, Fejzulai Kujtim, e si era dedicata alla 'causa' del terrorismo islamico dall'età di 16 anni.
La giovane era tanto imbevuta di religione islamica che, secondo quanto spiegato dal capo della Digos di Milano,
Guido D'Onofrio, sarebbe "uscita
solo due volte in quattro mesi" dall'appartamento alla periferia
di Milano in cui abitava con il fratello perché "riteneva
consciamente di non contaminarsi con gli occidentali". E ancora, sempre D'Onofrio aggiunge che "non aveva alcuna vita sociale, e in casa
vestiva sempre con l'hijab" (l'abito che, secondo alcuni, sarebbe simbolo di libertà...). Stando le indagini, coordinate dai
pm Alberto Nobili e Leonardo Lesti, la giovane era arrivata in
Italia dal Kosovo lo scorso agosto avrebbe lasciato l'abitazione
solo per recarsi a rinnovare la carta d'identità e fare il
vaccino per poi "autorecludersi in casa".
La ragazza sarebbe anche stata protagonista di un cosiddetto 'network femminile estremista', con oltre duemila
chat di sostegno materiale e
ideologico allo 'Stato Islamico', con rapporti diretti, sempre
via chat, con mogli di detenuti per fatti di terrorismo o con
mogli di cosiddetti combattenti. Nel telefono sono stati trovati manuali per
l'addestramento, contenuti audio e video fotografici di chiaro
stampo apologetico dell'Isis, con anche recentissimi riferimenti
al teatro afghano. In particolare la foto diffusa dai canali
mediatici del Califfato del responsabile del grave attentato
all'aeroporto di Kabul il 26 agosto 2021 e rivendicato dall'IsisKhorasan.
L'appartenenza della donna all'Isis e alla sua cellula
balcanica è provata da una registrazione audio in cui si
esibisce in un 'anasheed', canto a cappella islamico, che
testimonia la sua "condizione di assoluta sottomissione", spiegano
gli investigatori, al Califfato islamico e all'esaltazione del
suo leader defunto Abu Bakr Al Baghdad, in onore del quale la
ragazza ha anche manifestato la disponibilità al martirio. (fonti: AGI / ANSA)