Il classico calice di Prosecco (foto Mg Logos) |
Tutto nasce nel dicembre 2013, quando il ministero dell'agricoltura croato ha depositato la domanda di protezione del termine tradizionale 'Prošek' rimasta pendente fino al 2021 quando, il 22 settembre, è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale dell'UE. Un fatto che ha determinato un enorme scalpore, in quanto la protezione di questo termine rappresenterebbe un serio pericolo per la tutela del Prosecco e di tutto il sistema delle IG europee. Un'opinione condivisa da molti, come attestano le numerosissime espressioni di sostegno pervenute tanto a Sistema Prosecco, quanto ai tre Consorzi che ne fanno parte: Asolo Prosecco DOCG, Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG e Prosecco DOC.
Un'autentica levata di scudi che ha visto in prima linea anche le principali istituzioni italiane, in primis il Mipaaf, e che ha avuto una vasta eco in tutto il mondo, con decise prese di posizione, a favore del Prosecco, da parte di importanti associazioni, Consorzi e gruppi da tutti i continenti.
Ora la palla passa alla Commissione UE anche se va sottolineato un fatto importante: il seguito dell'iter procedurale non è normato e quindi non è dato sapere quali saranno le prossime fasi del procedimento.
"Penso che mai, come in questo momento, la Commissione Europea abbia l'opportunità di dimostrare in modo tangibile il valore che attribuisce alle IG europee e ai presupposti costitutivi su cui si basano. – sottolinea Stefano Zanette, presidente di Sistema Prosecco e del Consorzio di Tutela Prosecco DOC - Non si può ritenere infatti che l'importanza delle Indicazioni Geografiche possa quantificarsi sul numero di riconoscimenti che vengono concessi invece che sulla loro sostanziale capacità di tutelare le legittime aspettative dei produttori e dei consumatori, che non possono essere sacrificate sulla base di pretese fondate sulla 'storicizzazione' di fenomeni evocativi ante litteram".
La documentazione presentata evidenzia anche l'imprescindibile connessione tra un prodotto e il suo territorio.
"Siamo soddisfatti perché ancora una volta attraverso il 'fare squadra' assieme agli altri Consorzi di Sistema Prosecco, sono state messe in atto le misure di contrasto necessarie al fine di proteggere il nostro nome e non creare pericolosi precedenti. – dichiara Elvira Bortolomiol, presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG - L'impegno e la fatica dei viticoltori del Conegliano Valdobbiadene non possono essere minacciati, e nemmeno un prodotto simbolo del made in Italy. E' stato un lavoro importante che non si arresterà qui, ma che ci ha permesso ancora una volta di evidenziare le unicità di questo prodotto e delle sue colline, oggi riconosciute patrimonio Unesco, e che saranno le tracce per disegnare il nostro futuro".
Ne è stato tralasciato un aspetto fondamentale come quello che concerne i rischi per i consumatori che una decisione favorevole alla richiesta croata comporterebbe.
“Credo che al di là di tutte le considerazioni giuridiche emerse nelle scorse settimane – ribadisce Ugo Zamperoni, presidente del Consorzio di Tutela Asolo Prosecco DOCG - valga il dato concreto emerso da una ricerca di mercato, commissionata proprio da Sistema Prosecco, che ha avuto come focus ben sei Paesi. E che dimostra come per la maggioranza dei consumatori, sia croati che degli altri cinque Paesi europei scelti all’interno dell'Unione, un vino etichettato con il termine 'Prošek' non sia diverso da un Prosecco! In estrema sintesi, il simbolo di come certe operazioni possano generare una totale confusione e avviare un pericolosissimo effetto domino". (fonte: Mg Logos)