La bizzarra pubblicità del Consiglio d'Europa |
Protagonista, in negativo, della vicenda l'ultima campagna promossa dal Consiglio d'Europa contro la cosiddetta 'narrativa d'odio e discriminazione' (un modo legalizzato per tappare la bocca a chi intenda reagire contro l'invasione islamica). Si tratta di una pubblicità che sdogana il tipico 'hijab' (il velo islamico), proponendo l’immagine di una donna con il volto diviso a metà: da una parte con l’'hijab', dall'altra senza, e lo slogan: "La bellezza è nella diversità così come la libertà sta nell’hijab".
E fra le prime a protestare non è stata una rappresentante delle Destre europee (che pure, ovviamente, hanno preso una posizione durissima), ma una politica francese di origine marocchina, la sottosegretaria di Stato per la Gioventù, Sarah El Haïry, che ha definito l'immagine "profondamente scioccante", aggiungendo che "è l'opposto dei valori difesi dalla Francia". Sempre in Francia, stavolta da 'destra', è tranchant il giudizio di Eric Zemmour, candidato alle prossime elezioni presidenziali, ma anche lui legato al mondo nordafricano, essendo di origine ebraico-berbero algerina: "L'Islam è il nemico della libertà. Questa campagna è il nemico della verità" ha commentato, denunciando una "jihad pubblicitaria". Ma pesanti critiche sono arrivate anche dalla Destra più moderata, dove la candidata all'investitura dei Républicains, Valérie Pécresse, ha ribadito la sua visione negativa dell''hijab': "Non è un simbolo di libertà, ma di sottomissione".
Anche da Sinistra non sono mancate le critiche: il senatore socialista Laurence Rossignol ha dichiarato: "La libertà di indossare l''hijab' è un conto, dire che la libertà è nell''hijab' è un altro. Il ruolo del Consiglio d’Europa è promuovere il velo?".
Sul tema è intervenuto anche l'ex commissario dell'Unione Europea, Michel Barnier: "Mi piacerebbe che le persone che hanno fatto questa brutta campagna andassero a intervistare le donne di Kabul che stanno lottando proprio per non indossare questo velo. Il velo non è uno strumento di libertà per le donne, è il contrario".
Non poteva mancare, e ci mancherebbe, l'entrata a piedi uniti della Lega. In una nota congiunta delle senatrici del Carroccio, si legge, fra l'altro: "Chiusi nei loro uffici, i burocrati europei forse non sanno cosa accade alle donne in Afghanistan? Non conoscono la sorte delle ragazze rapite dai terroristi islamici di Boko Haram in Nigeria? Basta gaffe sulla pelle delle donne, basta umiliazioni: anziché retorica e frasi fatte, milioni di loro segregate, offese, costrette al silenzio, meritano attenzione, vicinanza e rispetto".
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