Gabrielius Landsbergis con Svetlana Thykanovskaya (foto da Twitter) |
Il Paese baltico, infatti, dal 1990 nuovamente indipendente, ha di recente consentito alla Repubblica Democratica cinese (così si chiama ufficialmente, con magno disdoro di quella... Popolare) di aprire un ufficio di rappresentanza a proprio nome. Non solo, sempre il governo di Vilnius ha deciso di accogliere sul proprio territorio Svetlana Thykanovskaya, leader dell'opposizione bielorussa che aveva sfidato il dittatore Alexander Lukashenko alle contestate elezioni presidenziali dello scorso anno.
Giusto per fare incazzare, oltre ai cinesi, pure i russi, che di Lukashenko sono simpatici 'amici'.
Ed è lo stesso ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, a dichiarare come la Lituania stia mostrando al mondo un modo reale per resistere alla crescente pressione della Cina, diversificando le catene di approvvigionamento e lavorando a fianco delle altre democrazie.
Durante una visita a Washington, Landsbergis ha affermato di avere parlato con alti funzionari statunitensi degli sforzi della Lituania per ridurre la dipendenza dalla Cina per le forniture e ha chiesto sforzi a lungo termine per aiutare le altre nazioni ad affrontare simili pressioni.
"Penso che la più grande lezione della Lituania sia che la coercizione economica non significhi necessariamente che un Paese debba allontanarsi da decisioni di politica estera indipendenti", ha detto Landsbergis alla France Presse, "probabilmente sarai minacciato, verrai sgridato nei titoli dei media cinesi, ma ciò nonostante, puoi resistere". Mentre le nazioni autoritarie parlano del fallimento della democrazia, "devo dire che l'unica debolezza delle democrazie è non essere in grado di aiutarsi a vicenda", ha aggiunto il ministro lituano.
La Lituania, retta da un governo conservatore, come la maggioranza delle nazioni, riconosce solo la Cina e non Taiwan, una democrazia autogovernata che Pechino considera una provincia in attesa di riunificazione. Vilnius ha permesso però a Taiwan di aprire un ufficio nella capitale a proprio nome (oltre ad aver bandito Huawei dalla sua rete 5G), portando la Cina a declassare i legami sia diplomatici che commerciali con lo Stato baltico.
Una rappresaglia che rafforza la percezione che lo strumento principale della Cina "non è la diplomazia" ma "la posizione di potere e coercizione nei confronti delle nazioni", ha osservato Landsbergis. "I Paesi sentono che c'è questa spada invisibile di Damocle appesa sopra le loro teste" se contrariano la Cina, ha concluso il ministro. (fonte: AGI)
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